ALBERTO ZILOCCHI (Bergamo 1931 – 1991), ha frequentato l’Avanguardia artistica di Milano a partire dalla metà degli anni 50’.
Ha conosciuto Lucio Fontana – con il quale ha anche esposto nel 1960 alla Galleria della Torre di Bergamo – Enrico Castellani, Agostino Bonalumi e soprattutto Piero Manzoni.
Con Piero Manzoni ha firmato il Manifesto del Bar Jamaica nel 1957 insieme con altri frequentatori di quel famoso punto d’incontro artistico-culturale milanese, tra i quali Guido Biasi, Angelo Verga, Ettore Sordini, ed ha partecipato alla prima mostra alla Galleria Azimut di Milano, dal 22 dicembre al 3 gennaio 1960, insieme con lo stesso Manzoni e con Anceschi, Boriani, Castellani, Colombo, Dadamaino, De Vecchi, Mari e Massironi.
Avvicinatosi verso la fine degli anni ‘60 anche alle Avanguardie del Gruppo Zero di Dusseldorf, Alberto Zilocchi in quegli anni inizia a realizzare i Rilievi, opere caratterizzate da parti sollevate sulla loro superficie, tutte di un rigoroso ed esclusivo colore bianco acrilico opaco, su supporti lignei molto spesso quadrati come opere singole, oppure concepiti in serie, dando vita ad una rappresentazione tridimensionale dello spazio formato da linee sollevate che formano luci ed ombre, linee che Zilocchi talvolta definiva tagli.
Grazie anche alle sue frequenti esposizioni in tutta Europa, l’evoluzione artistica di Alberto Zilocchi lo porta verso la metà degli anni “70 ad abbracciare il Movimento Nord Europeo dell’Arte Concettuale Costruttivista Concreta, divenendo membro attivo del Centro Internazionale di Studi d’Arte Costruttiva. Zilocchi infatti dichiara in quegli anni che: “… Il mio interesse in questo momento è puntato maggiormente sul campo abbastanza vago tra Arte Concreta e Concettuale, dove il procedimento creativo è almeno altrettanto importante quanto il risultato estetico finale…”. Alberto Zilocchi in quegli anni avvia la produzione anche delle Linee, che porterà avanti anche per tutti gli anni “80.
Dalla recensione della collezione Ghiringhelli “… l’abbraccio al Movimento Concreto costituisce la chiave di lettura della produzione più recente della vita artistica di Zilocchi dopo i Rilievi, quando prendendo le mosse da una rigida struttura geometrica, introduce nello schema elementi di variazione affidati al caso in un contrappunto tra regole e disordine in cui la serialità rappresenta un modo di evidenziare lo scarto dalle regole e le sue conseguenze sul campo visivo.
Le maglie con cui Zilocchi costruisce i suoi reticoli seguono infatti principi ordinatori costanti, ma la loro frequenza è legata ad un limitato numero di scelte casuali.
In alcuni casi il segno è ingrandito quasi si trattasse del particolare di un’altra opera, in altri si fa più sottile, quasi un retino topografico che a sua volta crea un’altra immagine (a macchia ) …”.
L’attività artistica di Alberto Zilocchi con estensione in vari campi, come quello della scenografia per il Teatro Donizetti di Bergamo nei primi anni ‘60, lo ha visto protagonista in oltre 100 mostre personali e collettive in Italia e in gran parte nel Nord Europa tra il 1957 e il 1990.
Dopo la sua scomparsa nel 1991, la famiglia non ha più reso disponibili i suoi lavori, che sono così rimasti per 25 anni chiusi in un caveau. Grazie all’attività di ricerca del collezionista milanese Maurizio de Palma, che ha ricevuto recentemente dalla Famiglia Zilocchi l’incarico di catalogare e promuovere il lavoro di Alberto Zilocchi, la galleria Spazio Testoni ha avviato la riscoperta di questo artista, presentando sue opere in Solo Show per Arte Fiera 2016 e poi nella sua prima personale postuma all’interno degli spazi della galleria a Bologna dal 29 aprile al 2 luglio 2016.
RILIEVI
LINEE SU TELA
LINEE SU CARTA